In memoria, G.C.
In memoria dell’attore Fernando Cajati morto al Festival di Todi.
E alla fine, vecchio, ti saresti preso, sappilo,
la tua gloriosa rivincita su quel grande primattore
che non eri mai stato.
Che grande uscita di scena.
Non avresti potuto avere palcoscenico più vasto
né più trionfale scenografia.
Il lento tramonto di luglio
devastava la bellissima piazza italiana
e le voci dei tuoi compagni
che proseguivano le prove chiusi tra le bianche pietre
del Palazzo del Capitano ti inseguivano alle spalle
quando sei uscito barcollando in cima alla marmorea scalinata.
Solo come un Re.
Poi, sotto i colpi silenziosi di una luna
tonda e bianca come un riflettore appena acceso
sopra la torre con l’orologio del Palazzo Comunale,
ti sei accasciato. Stupito e indifferente insieme.
Laggiù ai piedi della scalinata, ai tuoi piedi,
la folla, ignaro pubblico, assiepava i tavoli dei bar
nella devastazione del tramonto italiano.
Un Re vinto dai colpi della luna mentre una ragazza
un po’ folle, giovane buffone di Corte,ti rinserrava
al seno il tuo polpaccio,
come per trattenerti.
Sappilo, è stata questa la tua ultima uscita di scena.
La più grandiosa che mai avresti potuto recitare.
Poi, stramazzato su quei gradini candidi come la luna,
e per la prima volta solo in scena,
hai ringraziato. Un lento volo della mano.
Estenuato eppur benedicente. Il suo ultimo volo. Nel tramonto italiano.
Che grande chiusura.
Il resto, gli altri due giorni all’ospedale
dopo aver lasciato ai tuoi compagni i tuoi buoni pasto,
altro non sarebbe stato che il solito strucco.
Il solito vecchio, usuale camerino.
G.C. - 1997